lunedì 19 ottobre 2009

Bibliografia culinaria

Mi sembra doveroso elencare i libri principali che consulto ogni giorno prima di preparare qualcosa: certe volte per trovare una ricetta nuova, altre per prenderne spunto, altre volte per darci solo un'occhiata, altre volte solo per passare il tempo...

1) "Ricette toscane. I sapori di ieri e di oggi", P. Petroni
2) "La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene", P. Artusi
3) "Crepe, omelette, palacinke dolci e salate", a cura di P. Scolari
4) "Cucinare verde. 500 ricette vegetariane e vegane tutte rigorosamente ghiotte", Cristina e Allan Bay.
5) "Il cucinaverdure", L. Biondi
6) "Il cucchiaio verde pocket", W. Pedrotti
7) "Il piccolo Cucchiaio d'Oro", autori vari
8) "Sapori d'Africa", A. Fall
9) "La cucina araba", M. Fischer
10) "Saveurs indiennes", autori vari
11) "Sve od testa", N. Antic

Il libro del Petroni è sicuramente un buon libro anche se, come si suol dire, la ciccia spunta da tutte le parti. Ed è giusto che sia così, visto che è un libro di cucina toscana...
"La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene" è un must per ogni toscano anche se è un meta-ricettario, nel senso che certe volte sembra di leggere più un libro di narrativa, che di cucina. Delle ricette non viene data neanche la quantità degli ingredienti, secondo l'Artusi bisogna fare un po' tutto ad occhio. Ma presto farò un post solo per questo libro, perché contiene delle perle di saggezza sulla cucina ormai scomparse.
Il libro che uso da più da un anno regolarmente è quello dei fratelli Bay perché con elementi semplici come le verdure, sono riusciti a proporre una ricetta più buona dell'altra. Spesso basta una spezia particolare a cambiare (in meglio) il sapore delle verdure presentate nel libro. La parte "dolci" l'ho saltata perché per il momento mi fanno un po' paura i dolci vegetariani. Ma proverò anche quelli un giorno...
Nella mia prima avventura fuori casa a Fiume, in Croazia, è stato invece il "Cucchiaio verde" ad aprirmi la strada alle verdure. Ma ora è passato un po' in secondo piano. Ricordo la faccia quasi disgustata di Maura quando durante uno dei miei week-end triestini mi vide radiosa mentre uscivo dalla libreria con il libro in mano!!
Del "Cucinaverdure" non ho mai conosciuto la copertina, perché così l'ho ereditato da mia mamma. Il titolo potrebbe tranne in inganno, ma attenzione: non si tratta di un libro di cucina vegetariana, bensì le verdure sono i piatti principali ma possono essere benissimo cucinate con elementi a base di carne!
Il vero libro della cucina italiana è invece il "Piccolo cucchiaio d'oro": le ricette sono suddivise in stagioni, e questo va bene ma nel complesso mi sembra un libro un po' troppo fighetto e con ricette complicate. Ma non quelle complicate che comunque ti metti a fare e poi sono buone. Quelle complicate per il gusto di fare ricette troppo strambe e poi non sono niente di che alla fine. E poi la delusione è stata grande quando sono andata a cercare il dolce italiano per eccellenza, il tiramisù... e la ricetta del tiramisù non c'era!!! Shame on them!
Quel fantastico libro sulle crepe e palacinke che mi regalarono l'Elisa e la Sara nel 2001 è ancora nella mia cucina e, anche se raramente, ho fatto anche delle cene a base di crepes!

Non mi cimento molto sulle cucine straniere per tre motivi: 1) so che non riuscirò a farle mai bene come chi in un luogo ha imparato i segreti della propria cucina fin da piccolo 2) non ho nessuno che me lo insegna 3) nei supermercati non si trovano dei veri prodotti stranieri.. anche quelli che dicono di essere italiani, tipo la ricotta "Casa Azzurra", in Italia non l'ho mai vista neanche di sfuggita...! Quindi mi dico che: già non so cucinare bene qualcosa che non sia italiano, figuriamoci iniziare con dei prodotti che sono pure dei facs-simili degli originali...
Comunque ci sono delle eccezioni. Ogni tanto faccio un couscous non male preso da "Sapori d'Africa", o mi cimento in qualcosa d'indiano pescato da "Saveurs indiennes" oppure qualcosa di arabo sfogliando "La Cucina araba". Ho anche un piccolissimo libro comprato a Zemum, nei sobborghi di Belgrado, per fare le pite. Ma ancora non l'ho mai usato anche se una pita l'ho fatta con la sfoglia portata direttamente dalla Serbia dalla mamma di una mia ex collega :-)
Quindi ripeto come ho scritto nelle mie "informazioni personali": che mi piace qualsiasi gusto che delizi il palato ma preferisco andare in un buon ristorante indiano o arabo e a casa prepararmi invece i piatti che sono più abitutata a mangiare e che sono indubbiamente anche più brava a cucinare :-)

1 commento:

  1. Un saluto all'amico senegalese che mi ha venduto "Sapori d'Africa", fuori dalla Feltrinelli di Firenze. Bisogna dire che i libri che vendeva non erano un granché ma lui era molto simpatico.

    Temo che sia stato cacciato in nome della sihurezza e per combattere i'ddegrado perché l'ultima volta che sono passato di là non c'era.

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