domenica 25 ottobre 2009

Cinghiale o cignale alla maremmana

Per un giorno mi sono sentita Babbo Natale. Sapevo che avrei fatto felice un uomo ma non mi sarei mai immaginata di mandarlo così in tilt da vedere nella sua faccia un'espressione mista tra stupore, contentezza, gratitudine, euforia... Insomma, come se avesse trovato il 25 dicembre i regali di Babbo Natale sotto l'albero!!

La sua felicità mi ha ripagato dal disgusto che avevo provato la sera prima nel togliere il cinghiale dalla busta sotto vuoto e dall'odore di sangue che aveva pervaso la cucina per più di un quarto d'ora... (io che non sono un'amante della carne!!) Devo ammettere che l'operazione peggiore l'ho fatta fare a Lorenzo: quella di togliere tutto il sangue e di pulire bene sotto l'acqua i pezzi di cinghiale.

Comunque sia, questa ricetta non è assolutamente difficile, è solo incredibilmente lunga. Primo: perché va trovato il cinghiale da cucinare. Operazione non facilissima quando non abiti più in un posto dove il cinghiale si trova facilmente. Poi, nel mio caso, una toscana con un po' di puzza sotto il naso che pensa sempre che il cinghiale buono ci sia solo in Toscana, mi sono aggirata tra i macellai francesi con un'aria tra lo scettico e l'indifferente... Ma sono stata fortunata: ho trovato la polpa di cinghiale a neanche 100m da casa mia nell'unico macellaio di Ferney-Voltaire. Macellaio non tanto simpatico, ma pazienza: il cinghiale era buono e tenero, perfetto per la mia "prima volta"... l'avevo mangiato spesso, ma non l'avevo ancora mai cucinato!!

Sapore e ricordi della Maremma.. terra una volta di miseria e scarsità di ingredienti, che trasformavano la cucina in una vera e propria arte d'arrangiarsi. Ci voleva una fantasia incredibile per variare un'alimentazione che nella maggior parte dei casi era sempre uguale e bisognava riutilizzare gli avanzi del pasto precedente per non buttare mai via niente e focalizzarsi soprattutto sui prodotti stagionali che la natura riusciva a regalare. Il cinghiale si cucinava allora solo in occasioni veramente speciali, ora è diventato invece quasi una routine... Ricordiamocelo ogni tanto :-) Forse è per questo che nonostante prediliga le verdure, non riesco mai a dire di no ad un piatto di carne, in due casi. Il primo se mi viene cucinato con amore da qualcuno. E secondo: quando lo cucino io e mi ricorda i sapori della mia regione.

Ma bando alla ciance, come si dice in Toscana. Ecco a voi la ricetta base tratta dal libro del Petroni.

Ingredienti per 4 persone:


800g di polpa di cinghiale
1 cipolla, 1 carota, 1 sedano
2 spicchi d'aglio
2 foglie d'alloro
1/2 litro di vino rosso
1/2 bicchiere d'aceto
400g di pomodori pelati
olio extravergine d'oliva
sale pepe

La sera prima tagliate a pezzi la polpa di cinghiale e mettetela in infusione con il vino, l'aceto e gli odori tagliati a fettine, l'aglio e l'alloro. Lasciate a marinare al fresco per tutta la notte.

Il giorno dopo togliete gli odori e gli aromi dalla marinata e separate anche la polpa di cinghiale in un piatto a parte. In un piatto avrete gli odori e gli aromi, in un altro sarà rimasta la marinata e in un altro avrete la polpa di cinghiale. Prendete una padella capiente, mettete un po' d'olio e fate appassire gli odori e gli aromi precedentemente tolti. Dopodiché aggiungete la polpa di cinghiale e fatela colorire a fuoco vivace per qualche minuto, poi aggiungete un bicchiere della marinata. Quando sarà evaporata unite i pomodori, salate e pepate e a questo punto continuate a cuocere per circa 2 ore, bagnando con acqua se occorresse.
Alla fine togliete la polpa e passate al passaverdura la salsa per rimetterla poi insieme alla polpa e servirla.


P.S. Si ringrazia Irene per l'aiuto artistico nel fare questa foto che a me non sarebbe mai riuscita così bene :-)

Nessun commento:

Posta un commento